Il debutto della Moda italiana nel Mondo e le Sorelle Fontana: lezione di A. Lepri

Chi si affaccia nel mondo della moda risponde con curiosità e stupore.

È sempre una grande emozione raccontare belle storie.

Chi si affaccia nel mondo della moda risponde con entusiasmo, curiosità e stupore. Tutte le volte in cui dialogo con i miei studenti l’impegno è ripagato dall’attenzione della piccola platea. E cos’ è accaduto anche la scorsa settimana, durante la lezione che inaugura il mio ciclo di lezioni aperte, dedicate alla Moda italiana e all’analisi del Sistema Moda attraverso le forme di comunicazione dei giornali. 

L’intervento è iniziato con la proiezione, nel grande schermo dell’Anfiteatro Conferenze del Museo Piaggio, dei primi telegiornali che trasmettevano servizi dedicati alle sfilate, a partire dal lontano 27 gennaio 1949, una data significativa per la nostra storia, che attraverso un matrimonio eccellente, quello fra i divi americani Linda Christian e Tyrone Power, a Roma, accese i riflettori internazionali sulla moda italiana.

Il vestito della sposa era stato realizzato dalla boutique delle Sorelle Fontana, e le numerose tv e i giornali esteri che parteciparono, oltre all’evento mondano focalizzarono l’attenzione sullo stile italiano. Fu l’inizio di una grande avventura, che continua tutt’ora.

La ricostruzione del dopoguerra nel nostro paese, grazie al piano Marshall del 1947 e agli aiuti finanziari americani, permise al settore della moda di ricominciare.
Furono proprio le donne a dare un forte impulso alla rinascita dopo la guerra, fortemente determinate a far rivivere il settore tessile.

Il cinema, soprattutto americano, portò molto lavoro alle sarte, in particolar modo alle sorelle Fontana che lavoravano soprattutto per l’aristocrazia romana, ma anche ai nuovi stilisti nascenti quali: Emilio Federico Schubert, Valentino, Roberto Cappucci, Iole Veneziani, Biki, Germana Marucelli.

Le botteghe coincidevano spesso con la casa. Nonostante questo gli italiani continuavano a farsi fare i vestiti in casa (i più abbienti in sartoria) e quasi in ogni abitazione, c’era una macchina da cucine e qualcuno che la sapeva usare.

L’abbigliamento era un bene che passava di mano in mano, riadattato e rimodellato per essere indossato nuovamente. L’Italia stava scoprendo poco a poco il fascino dell’Alta Moda e il boom degli anni ’50 le permise di competere con lo strapotere di Parigi, la capitale assoluta della Moda di allora.

Le pioniere di questa stagione d’oro della moda, grandi protagoniste della scena internazionale furono le tre celeberrime sorelle Fontana. Zoe, Micol e Giovanna, che avevano saputo fondere l’abilità sartoriale appresa dalla sartoria di famiglia di Traversetolo, con la loro naturale predisposizione verso tutto ciò che era romantico e prezioso, con il loro gusto iperfemminile, che tanto piaceva al jet set dell’epoca, dagli anni ’40 in poi.

Nel loro atelier di via Sebastianello a Roma disegnarono abiti da sogno, divenuti vere e proprie icone della storia della moda, legati indissolubilmente alle grandi dive del cinema e del bel mondo.

Le tre couturier fecero sfilare i loro gioielli sartoriali per la prima volta nella Sala Bianca di Palazzo Pitti nel ’51 e si conquistarono una platea e una clientela illustre e internazionale.

Fra le loro prestigiose clienti è da ricordare innanzitutto Ava Gardner, che ha indossato abiti creati appositamente per lei ne “La contessa scalza” nel ’54, “Il sole sorgerà ancora” del ’57, “L’ultima spiaggia”, ma è da ricordare soprattutto il “pretino”, un abito talare vero e proprio, con tanto di cappello, severo e seducente al tempo stesso, ricostruito sulle forme statuarie della splendida diva.

L’atelier romano veniva inoltre frequentato da Jacqueline Kennedy e Maria Pia di Savoia, Liz Taylor, Soraya, Marella Agnelli, oltre a diventare importante banco di prova per giovani couturier che si sono successivamente affermati, come ad esempio Renato Balestra.

Le sorelle Fontana, pur proseguendo la loro attività in atelier, lasciarono le manifestazioni ufficiali di Alta Moda nel ’72, nel pieno della rivoluzione sociale che investì inevitabilmente la moda e il costume, gli anni che videro il trionfo del casual e dell’unisex, cedendo nel 1992 cedono il marchio ad un gruppo finanziario italiano.

Nel 1994 Micol Fontana, che ha compiuto 100 anni lo scorso novembre, ha creato una Fondazione che porta il suo nome, che raccoglie le splendide creazioni di famiglia.

Alessandra Lepri

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