dal palcoscenico alla vita quotidiana, storia della ballerina

La moda è un settore che racchiude al suo interno molteplici aspetti e da altrettanti campi viene contaminato e suggestionato: ad esempio la cucina, la musica o lo sport.

La moda è un settore che racchiude al suo interno molteplici aspetti e da altrettanti campi viene contaminato e suggestionato: ad esempio la cucina, la musica o lo sport.

Spesso i designer si ispirano alla vita quotidiana e a tutto ciò che vi gravita attorno per realizzare le loro collezioni.
È questo il caso di una scarpa, anzi una scarpetta, deliziosa quanto fiera che trae ispirazione dal mondo della danza, a cui deve anche il suo nome: la ballerina.

Le ballerine presentano una suola molto sottile, la maggior parte non ha tacco o quando è presente, non è mai più alto di un paio di centimetri, hanno una tomaia molto duttile che facilità il movimento e uno scollo che mette in risalto il collo del piede. Quest’ultima caratteristica deve molto al mondo della danza, specialmente ad alcune “figure” che le ballerine, specie le etoile, imparano nel corso della loro formazione.

Un vezzo delle ballerine è quello di presentare spesso un fiocchetto nella parte anteriore della tomaia o altri ornamenti estetici. Possono essere realizzate in tessuti leggeri, ma anche in pelle o vernice e proposte in tantissimi colori e combinazioni. Nella loro parte anteriore possono essere decorate con stringhe o altri ornamenti estetici.

Il primo calzolaio ad introdurre nel mercato le ballerine fu il russo Jacob Bloch, che agli inizi degli anni Trenta, dopo essersi trasferito in Australia ed infine a Londra, cominciò a realizzare scarpe da danza su commissione.

Successivamente in Francia, nel 1947, Rose Repetto, madre del ballerino e coreografo Roland Petit e fondatrice dell’omonima azienda, presentò una versione migliorata delle scarpa di Bloch per venire incontro alle richieste del figlio, che voleva scarpe più comode.

La particolarità delle ballerine di Repetto era che aiutavano sensibilmente i danzatori nei loro movimenti, riducendo i dolori e i problemi ai piedi tipici di chi fa danza classica.

Alla scarpa di Rose Repetto si ispirò in seguito Capezio, che creò delle ballerine di vernice con nastri alla caviglia.

Come spesso succede, però, furono le icone del cinema che resero celebri le ballerine e divennero un segno distintivo, quasi una divisa irrinunciabile, per alcune star del grande schermo.

Negli anni ’50 Brigitte Bardot ne indossò un modello creato da Repetto nel film “E Dio creò la donna”, mentre Audrey Hepburn indossò le celebri ballerine col fiocco di Ferragamo nei film “Vacanze romane” e “Cenerentola a Parigi”.

Oggigiorno, se parliamo di scarpe basse, il primo pensiero va alla ballerina. Più femminile della sneaker, meno pretenziosa del mocassino, la forza della ballerina sta nel suo essere versatile: la grande varietà di materiali e decorazioni con cui può essere realizzata la rendono perfetta per varie occasioni, da quelle più casual a quelle più formali.

Lo hanno imparato molte maison, tra cui Chanel e Ferragamo, che negli anni hanno sperimentato di tutto sulle ballerine, raggiungendo da prima in punta di piedi, poi man mano con forza un’ampia fetta di pubblico femminile ed entrando di prepotenza in un immaginario in cui comodità, raffinatezza e femminilità si fondono alla perfezione.

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