Per Gianmarco De Pascalis, la fotografia è una passione nata fin da piccolo, in famiglia. Dopo essersi specializzato in moda e still life, ha viaggiato e lavorato in tutta Europa collaborando con importanti realtà come Maison Gattinoni, Mercedes-Benz, Wella, Bvlgari hotels and resort, hotel “The Dedica Anthology”, futuroRemoto e RAI.
Nel corso dell’anno accademico il fotografo ha incontrato gli studenti dell’Istituto Modartech per un workshop dedicato alla “Fotografia di moda”. A loro riserva alcuni preziosi consigli. Primo fra tutti: curiosità al massimo!
1. Cosa ti ha portato a specializzarti nella fotografia di moda?
La mia passione per la fotografia è nata tra le pareti di casa, dove questo è il lavoro ‘di famiglia’. Mi è stata trasmessa senza volerlo da mio padre, che è un fotografo.
A otto anni ricevetti in regalo una reflex, che ancora oggi custodisco come un cimelio, mentre intorno ai dieci-dodici anni già scattavo e sviluppavo da solo la pellicola in camera oscura. Imparare e apprendere, capire e scoprire sono sempre stati miei desideri.
In parallelo agli studi iniziai ad aiutare mio padre: mentre sedevo con lui nel suo studio cercavo di ‘carpirne’ con gli occhi il lavoro. ‘Quello che ti viene detto te lo ricorderai per un certo periodo di tempo, invece tutto quello che impari con le tue mani e con la tua mente ti resterà dentro per sempre’, ricordo che mi diceva.
In Puglia la fotografia di moda rappresentava una fetta di mercato molto piccola e ristretta. La mia carriera fotografica è iniziata facendo reportage.Un giorno però, poco prima del diploma, dal parrucchiere mi ritrovai per caso tra le mani una copia di Vogue e altri libri di fotografia di moda e sfogliandoli iniziai a chiedermi attraverso quale percorso si arrivava a lavorare in quel settore. Volevo già diventare un fotografo di moda, senza saperlo.
A Roma mi sono specializzato e da lì sono iniziati i primi lavori, la conoscenza di persone e luoghi, gli eventi… tutto è nato per gioco e si è trasformato davvero nella cosa più bella del mondo, cioè fare il proprio lavoro con passione.
2. Quali sono i tre consigli che daresti a dei ragazzi che vogliono cominciare il loro percorso lavorativo nel mondo della fotografia?
Innanzitutto studiare, perché non si finisce mai d’imparare: osservare le situazioni, leggere libri, guardare film. I più grandi non smettono mai di studiare, anche alla fine della carriera.
Occorre una grande cultura per essere capaci di ‘esprimere’ e ‘raccontare’ attraverso le immagini. In una foto non si trasmette solo emotività, ma anche tutto quello che sappiamo, dallo studio delle luci alla storia della moda.
Un secondo consiglio è essere curiosi di tutto, perché la curiosità può anche aiutarci a capire quello che a un certo punto comprendiamo di non volere.
Non fermarsi di fronte alle difficoltà, ma proseguire dritti verso l’obiettivo che ci si è prefissati o che si sta cercando di individuare: non sempre la strada che si desidera intraprendere è subito chiara, per cui è bene tentare e provare. Curiosità al massimo, insomma.
Anche farsi conoscere e apprezzare è molto importante, non bisogna restare chiusi nel proprio piccolo, ma essere presenti e cercare in qualche modo di farsi notare.
3. Una formazione completa e sfaccettata è sufficiente per essere competitivi? Quanto conta essere multitasking al giorno d’oggi?
In questo lavoro bisogna stare al passo coi tempi, avere una cultura a 360 gradi sotto tutti i punti di vista, informarsi. La moda non è un circuito chiuso in cui è sufficiente quello che si è appreso vent’anni fa, l’ispirazione e gli schemi cambiano continuamente.
Occorre un aggiornamento costante, bisogna essere multitasking e mentre si sta facendo una cosa pensarne già un’altra. Specialmente oggi: la concorrenza è ai massimi livelli, per cui c’è qualcun altro che è sicuramente più avanti rispetto a te.
Anche il web ha una grandissima influenza sui fotografi, insieme ai social network è una grande fonte di ispirazione, perché consente di vedere moltissime immagini, per cui o cerchi di seguire quell’onda oppure vai controcorrente creando uno stile nettamente diverso rispetto a quello che va di moda in quel periodo.
4. Quale consiglio daresti ai ragazzi dell’Istituto Modartech? Se tra i banchi ci fossi tu come ti immagineresti nel tuo futuro dopo il percorso accademico nell’Istituto di Pontedera?
L’inclinazione naturale non può arrivare dall’esterno, bisogna averla dentro. Le aspettative possono essere tante: tutto sta nel riconoscere le proprie doti, essere bravi a tirarle fuori e a mostrarle agli altri.
Se fossi uno studente dell’Istituto Modartech, darei il 100% nello studio, perché essere preparati dal punto di vista tecnico e culturale è fondamentale. Una volta terminato il percorso di studi cercherei di entrare quanto più possibile nel mondo in cui mi sono specializzato, anche facendo la gavetta.
Ho fatto l’assistente per tantissimi fotografi di moda e still life e la gavetta può essere un’occasione per ‘rubare con gli occhi’ ciò che gli altri fanno: lo schema di luce, il rapporto tra il fotografo, la modella, lo stylist e l’art director, come si interfacciano le diverse figure presenti sul set. Attraverso l’esperienza sul campo si capisce davvero come comportarsi nel mondo del lavoro.
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