Intervista ad Alberto Garbati

Architetto, pittore, celebre artista e regista di fashion show e delle più importanti sfilate di moda in Italia e all’estero come Pitti filati e Alta Roma.

Moda e comunicazione sono realtà sempre più interconesse. La capacità di comunicare i contenuti del settore fashion con una forte attenzione ai nuovi media è un elemento ormai imprescindibile.

Approfondiamo il ruolo cruciale della comunicazione nel fashion system e le professioni emergenti nel settore con un’intervista a Alberto Garbati, architetto, pittore e regista delle più importanti sfilate di moda in Italia e all’estero (“Pitti filati” ,“Alta Roma”, nonchè di diverse scenografie per convention quali Mercedes Benz, Ford, Black & White a San Paolo e Camel.)

Il celebre artista e regista di fashion show sarà una delle testimonianze dei Corsi Communication Design e Fashion Design percorsi triennali post-diploma in partenza a Ottobre, che permettono di conseguire il Diploma Accademico di Primo Livello – Laurea Triennale, titolo di studio allineato agli standard universitari internazionali.

1. Quanto è cambiato il modo di comunicare la moda con la diffusione del web di massa?

Molto, è sotto gli occhi di tutti l’effetto dei blogger soprattutto sul pubblico giovanile. Ma c’è sempre stato bisogno di farsi consigliare, di indossare lo stilista più che l’abito.

Abbiamo bisogno della personalità e della storia di un brand per darci sicurezza, non ho paura di essere giudicato se indosso l’abito che qualcun altro ha scelto per me. I blogger servono a questo: abbiamo bisogno che qualcuno scelga per noi un “costume di vita”.

La prima blogger ante litteram è stata Carla Sozzani con Corso Como, dove selezionava tutto, sceglieva per noi. Una blogger senza blog. Luisa Via Roma ha adottato lo stesso principio.

Poi sono arrivate le blogger. Guardiamo come vestono, come mangiano, che case scelgono.

Adesso c’è Chiara Ferragni, produce, indossa e guida i giovani. Ma siamo ancora all’inizio, il fenomeno si allargherà nei prossimi anni.

2. Che consigli darebbe a chi desidera lavorare in questo settore?

Seguire la propria passione, evitare di imitare. Tanti giovani prendono come esempio lo stilista, ma rifare ciò che uno stilista ha già pensato non porta a niente.

Bisogna lavorare sulla propria personalità, portare avanti quello in cui si crede, anche sbagliando. Solo così si può fare la differenza. Versace ci ha creduto, all’inizio veniva criticato, ma ha continuato a crederci, lanciando la sua filosofia della moda.

Lo stesso è stato per Moschino, Armani, tutti i grandi stilisti di quella generazione. Se una persona ha del talento ma mette da parte la passione non arriverà mai. Bisogna rischiare.

3. Come si riesce a fare la differenza?

Si deve rischiare. Certo in Italia c’è meno aiuto da parte del sistema. Siamo ancora molto borghesi. C’è la famiglia che ci frena. I giovani devono uscire di casa a 18 anni, provare ad esprimere quello che pensano.

È un momento di transizione, non ci sono tendenze, ci si affida a Internet. Prima si creavano delle correnti e si seguiva quel filone, adesso siamo un po’ instradati in un sistema. Se non ci piace siamo subito tagliati fuori.

È più difficile emergere, ma bisogna combattere e lo devono fare i giovani, ribellandosi al sistema e allo schema prefissato. Chiaramente dovrebbe essere la scuola e lo studio e dare l’opportunità ai giovani di esprimersi e di sbagliare. La differenza è proprio questa: uscire dal branco.

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