Dividono l’opinione pubblica tra chi li ama e chi li odia, chi li considera un’alternativa comoda alla tuta o ai pantaloni, chi li riesce a vedere solo come sostitutivi dei collant da portare con vestitini e chi, invece, proprio li rifugge.
I leggings, capo-cult negli anni ’80, dove erano esibiti in colori sgargianti e stampe strane, sono ormai entrati nel nostro guardaroba e sembrano che abbiano intenzione di restarvi ancora a lungo.
Col termine inglese leggings (in Italia chiamati anche “leggins” o “pantacollant” o meno comunemente “pantacalze“) si intende comunemente un tipo di indumento aderente che copre le gambe, ma che non ha nulla a che vedere con gambali o collant, con i quali condividono solo la forma.
Solitamente sono realizzati in elastano, in filati misti di nylon e cotone o poliestere, ma esistono anche modelli realizzati in lana o seta. Possono essere sia in nuance monocromo (generalmente nero, blu scuro o marrone) o in stampe colorate, ad esempio floreali o etniche.
Negli ultimi anni sono stati prodotti diversi modelli di leggings anche con tessuti particolari, come il latex, che li fanno risultare lucidi.
Originariamente i leggings, e fino alla seconda guerra mondiale, erano indossati come protezione sotto i pantaloni dai soldati in guerra.
Fu lo stilista Emilio Pucci che negli anni Cinquanta riscoprì questo indumento rendendolo un vero e proprio pantalone a cui dette il nome di fuseaux (da “fuso” per la forma che regala alla figura femminile).
Audrey Hepburn li indossa in varie pellicole, come Sabrina e Cenerentola a Parigi, e li rende un cult in tutto il mondo.
Nel 1960 sempre Pucci lancia i pantaloni “Viva”, i quali sono dotati di uno speciale passante elastico che rimane sotto la pianta del piede mantenendo tesa la stoffa e impedendo che il pantalone salga lungo la gamba durante i movimenti.
Successivamente venne creata una variante dei fuseaux più corta che prese il nome di “Capri“, com’è tuttora chiamato, dall’omonima isola, meta in quegli anni delle star del cinema, tra cui Sofia Loren.
Con l’avvento delle fibre elasticizzate, il modello con passante elastico sotto la pianta del piede (detto anche “staffa”) lanciato da Pucci negli anni Sessanta si diffuse anche in ambito sportivo, soprattutto nello sci, nella danza e nella ginnastica.
Ma è solo negli anni ’70 che nascono i leggings come li conosciamo oggi: traggono ispirazione dai Capri di Pucci, ma sono molto aderenti e senza piede, su invenzione della stilista Patricia Field.
Il boom di vendite arriva negli anni Ottanta, nello specifico nel 1985, quando Madonna li indossa nel film Cercasi Susan disperatamente.
Sulle passerelle iniziarono a comparire altri tipi di leggings, come quelli della stilista inglese Liza Bruce che nel 1987 lanciò la moda anni ’90 dei pantaloncini da ciclista per il guardaroba femminile, e dei fuseaux fluorescenti.
Tramontati nel corso degli anni ’90, la griffe Max Mara li rilanciò nel 2006 presentando una collezione di miniabiti abbinati a tacchi alti e leggings neri. Di lì in poi tutte le case di moda e vari designer li hanno inseriti nelle collezioni, modificandoli nei colori, texture, vestibilità e decorazioni.